Kings and queens and vagabonds.

Ho finalmente deciso di prendermi il disturbo di parlare delle vacanze, per quel poco di tempo che ho avuto per stare in vacanza.

Prima di cominciare con il mio blabla, tengo a farvi presente che il titolo è tratto da una canzone che mi sta piacendo un sacco ultimamente, ovvero questa.

 

Che sono stata a Roma a giugno già lo sapete, che ho passato qualche esamino e sono scappata al mare con i miei genitori a luglio, anche.
Dopo di che, ad inizio agosto, sono davvero stata una settimana al lago con la mia dolce metà (sì lo so che vi devo parlare di lui ma no, non ancora).
Però, siccome sono stanca di chiamarlo così, concordiamo che d’ora in poi si chiamerà Coso.

Dunque, cos’è successo?

Tanto per cominciare c’era un lago. Io non ci sono mai stata in vacanza al lago, non ho mai saputo quanto è freddo un lago a farci il bagno e quanto diavolo è profondo un lago (perché non so nemmeno nuotare, sono una persona inutile, non ricordatemelo). LAGO.
Una sera abbiamo fatto una passeggiata di parecchi (= troppi) chilometri in riva a tale lago, così sono tornata a casa piena di ragnatele, con due uova schiuse su pokemon go e tante bestemmie perché ho fatto scazzare Coso. Muahah.

Poi ho potuto guardare le olimpiadi in diretta perché tanto si andava a dormire alle tre di notte ogni sera. E, giusto per non farmi mancare niente, ho guardato tante di quelle partite a beach volley live che mi basteranno per tutta la vita. Io non giocavo perché ufficialmente dovevo leggere, ma tanto sappiamo tutti che in realtà è perché sono scoordinata da fare schifo. Si ringrazia chi di dovere per aver creduto alla scusa.

Comunque, le cose più belle sono state le serate passate fuori al freddo (yay!).

Allora, era la notte di San Lorenzo e, ovviamente, mica potevamo stare a casa a guardare le olimpiadi (almeno una sera su sette suvvia). Pertanto, appena si è fatto buio siamo usciti armati di qualsiasi cosa “pesante” avessimo in valigia (lo sapevo che dovevo portare la maglia termica) e siamo saliti sulla montagna più a portata di macchina. Anche se in realtà ci siamo fermati quasi subito perché arrivare fino in cima in effetti poteva non essere un’ottima idea. Ad ogni modo, dopo qualche altra bestemmia, ricerche varie, abbiamo trovato il luogo consono: un prato senza case/illuminazione con tanto di strana piccola costruzione in cemento non meglio definita. E sì, ci siamo messi sul tetto, neanche dovreste chiedervelo.

All’inizio c’era pure la luna, il paesaggio era tipo questo:

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Sì, lo so che era meglio dal vivo, comunque questo è il migliore di 97462 tentativi. Si ringrazia il cugino di Coso per aver pensato bene di portare un cavalletto per telefoni (esistono, che gioia).

Siccome faceva freddo nonostante le coperte e le cinque maglie, abbiamo deciso di accendere un falò. Quindi qualche povero disgraziato è stato spedito a rubare della legna (che poi era roba imbruciabile, il proprietario dovrebbe ringraziarci per avergliela fatta fuori) armato di torcia, abbiamo trafficato un po’ e alla fine siamo rimasti qualche ora a tostare arachidi già tostate/affumicare patatine. In tutto ciò io abbracciata all’alcol come sempre, con l’appoggio delle gocciole.

A parte questi momenti di degrado, ho visto qualcosa come 45 stelle cadenti, io che di stelle cadenti non ne avevo praticamente mai viste nella mia vita (se non una qualche sera prima). Comunque, fatemi essere una persona schifosa e sdolcinata, io desideri non ne ho espressi perché non avevo altro da volere al momento.

Il momento era magico, ok, è palese. Se non fosse che sul più bello sentiamo dei rumori arrivare dal bosco. “Punta un attimo la torcia lì” + “Sono persone” + qualcosa comincia a correre verso di noi + grugnito + “Ah no sono cinghiali” + ” Oh raga sono tutto intorno a voi”. E io sono scappata. No pure gli altri.
Serata terminata con i cinghiali della vodafone (non mi ricordo nemmeno se era la vodafone quella tutto intorno a te) che poi in realtà erano solo due. Siamo tornati a casa a piedi, arrivando alle quattro/cinque (non ricordo). Però ne è valsa la pena.

 

Altra cosa bella, la sera dopo, l’altro falò, stavolta in riva al lago. Credo fosse il compleanno di qualcuno quindi c’era di nuovo alcol, ma se ho i ricordi annebbiati stavolta è colpa del sonno. Mi sono quasi addormentata perché insomma, era caldo, c’era il rumore dell’acqua, e tante altre belle cose.

Fatto sta che:

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E’ uscito un capolavoro perché non so chi ha deciso di metterci un sacco di legna tutta insieme (suppongo avesse sonno e voglia di tornare a casa anche quel qualcuno). Ricordo tanta bella musica e il lago e un bel momento, ma non ricordo i dettagli del bel momento perché, ribadisco, avevo sonno.
(E se non si nota ne ho anche ora perché sono le 4.24 del mattino)

Comunque è stata una settimana bellissima, ho quasi pianto andandomene.

 

Concludo facendo notare al mondo che la mia dolce metà, che tanto si vantava di non leggere mai, tra lago e mare ha letto 600 pagine in un mese e mezzo. Sono proud.
Ah, giusto.
Lui in teoria non lo ha il link di questo blog, ma mi ha fatto intuire che lo ha a forza di chiedere se sto pubblicando cose + con altre frasette idiote che fuck you carabenieri, ci sono arrivata.
Quindi, Coso, a parte che sei un lurido laido infame, sappi che hai tempo fino a domenica per leggere questo post dopo di che io a casissimo ti dirò “I topi non avevano nipoti” e tu dovrai rimanere assolutamente impassibile altrimenti io capirò che tu hai letto e sarai nella merda. Se entro domenica non l’hai letto sono sprangate nei denti.

Buon appetito.