Ottava pagina, polemiche.

 

 

Breve aggiornamento sulla mia misera esistenza prima di cominciare: sono attualmente seduta sul balcone della mia camera d’albergo, al quarto piano e sullo sfondo si vede addirittura il mare. O meglio, si vede qualche centimetro blu più blu del cielo tra un albergo e l’altro, ma suppongo che questo basterebbe comunque per scrivere da qualche parte “vista mare”. Che poi la foto sopra è vista mare ma l’ha fatta il mio papà in Sud Africa, di certo non l’ho scattata io a Rimini.

Esattamente come da qualche parte c’è scritto che in questo posto c’è una rete wifi mentre invece devi pregare in arabo la proprietaria per avere la password e poi la connessione funziona due minuti al giorno (se va bene) alla velocità di una tartaruga in coma (sempre se va bene, ovviamente).

Questo, sostanzialmente, è il motivo per cui non ho ancora scritto niente da quando sono qui.

 

Forse qualcuno avrà anche notato che oggi sono parecchio polemica, ma oggi purtroppo sono qui essenzialmente solo per criticare alcune cosette da nulla che sono successe.

Ultimo aggiornamento, doveroso: ho iniziato a leggere “Il Maestro e Margherita”, che è davvero una meraviglia, niente da dire. Magari apro un blog apposito per le recensioni dei libri che leggo ma non perdiamoci in cose insulse.

 

Dunque, oggi ho addirittura interrotto la mia pacifica lettura del libro sopra citato, perché, signore e signori, oggi giovedì 23 luglio 2015 è uscito il volume con i racconti vincitori del concorso al quale ho partecipato con il racconto che trovate nella sesta pagina (cliccando qui).

Ho passato circa un quarto d’ora a spiegare a mio padre che doveva comprare il giornale (meglio non fare nomi) e poi farsi dare anche la copia in omaggio. Perché di copia in omaggio si parlava sia nel bando del concorso che in una mail che mi è stata mandata dalla segreteria organizzativa qualche settimana fa.

Il libro (che conta la bellezza di 80 pagine) però, è in omaggio con un giornale che costa 3 euro, mentre senza libro in omaggio il giornale ne costa la metà. Un omaggio alquanto strano, a parer mio.

 

Lasciando perdere questa piccola questione finanziaria (non prendetemi per una morta di fame, ma è giusto dire le cose come stanno) passiamo quindi ai dieci vincitori selezionati. E vi prego di non vedermi come un’invidiosa che non ha vinto, vorrei solo esporre alcune cosette che non mi convincono.

Iniziamo subito dalla prima pagina, dove il direttore del giornale spiega: “il bando era esplicito: faceva infatti riferimento ai grandi fatti di cronaca. Notevole è stato perciò lo stupore nel notare che la maggior parte dei concorrenti ha indicato un anno senza nessuna implicazione “politica”, nessun approccio sociale, nessun tentativo di contestualizzare le storie raccontate.”.

Quindi, anche se il bando chiaramente voleva che le storie fossero contestualizzate in un determinato anno, sono state premiate proprio le storie che non avevano un minimo contesto. Sono solo io, evidentemente, la povera scema, che una volta saputo l’anno mi sono cercata tutti gli avvenimenti più importanti, cercando di trovare qualcosa che potesse risultare interessante e che potesse portarmi a qualche bella riflessione. Tutti gli altri se ne sono fregati e sono stati addirittura premiati per questo.

Buono a sapersi!

Si trova poi una bellissima pagina di mini-biografie dei vincitori.

A parte i primi due classificati, studenti all’università, si tratta solamente di persone che hanno già un lavoro stabile, non più così giovani (è lo stesso direttore a dire che solo il 15% dei partecipanti aveva meno di 24 anni). Qualcuno addirittura professore in istituti tecnici o responsabile a siti web della tal cosa o della tal’altra.

Insomma, se avessi saputo che era un contest per vecchi avrei fatto a meno di partecipare.

L’altro concorso al quale ho partecipato tendeva a dare molto più spazio ai giovani, a chi in quel campo non c’era mai entrato, insomma, poteva essere una possibilità per iniziare a costruire qualcosa come scrittore.

Qui no, l’idea che mi danno le prime pagine sono tanto “Gli over 50 sono i migliori, noi dei giovani ce ne freghiamo.”. Clima che probabilmente rispecchia benissimo questa nostra Italia ma insomma, almeno in un ambiente culturale ci si aspetta qualcosa di meglio, no? No.

 

Ho avuto la gioia, per ora, di leggere soltanto il racconto della prima classificata, che ho trovato abbastanza banale.

Un bambino in un orfanotrofio che aspetta il ritorno della madre, nessun rimando al 1889, anno che le era stato assegnato, se non una frasetta buttata lì. A leggerlo sembrerebbe ambientato in un qualsiasi anno a caso della storia umana. Viene da chiedersi, siamo proprio sicuri che tra gli altri 559 testi che sono arrivati non ce ne fosse nemmeno uno migliore di questo?

Non voglio nemmeno lontanamente insinuare che il mio sia migliore, ma sapendo vagamente la trama di quello scritto da E. ho la certezza che il suo, almeno, lo fosse.

 

Al di là di un primo posto senza contesto poi, c’è di peggio.

Tra i primi dieci c’è addirittura chi ha avuto il coraggio di scrivere un testo sul fatto che nel 1996 Robbie Williams ha lasciato i Take That e che poi ai giorni nostri Zayn Malik, signori, ha lasciato i One Direction. Chiaramente, al di là dell’incredibile parallelismo pieno di cultura davvero, non posso non essere d’accordo con il fatto che il problema principale del 1996 sia stato proprio questa rottura che poi ha portato la boy band allo scioglimento.

E di nuovo non posso non chiedermi: siamo sicuri che tra tutti gli altri 559 testi non ci fosse proprio niente di meglio?

 

D’altra parte, il merito della maggioranza di questi dieci vecchietti è chiaramente visibile senza nemmeno sprecare il tempo di leggere i loro racconti: provengono occhio e croce quasi  tutti dalla stessa zona, ovvero la zona dove è nato il giornale.

E dopo questa osservazione non credo di avere altro da dire.

Stupida io che ci ho messo tanto impegno per nulla, quando probabilmente dovevo fare il contrario.