Roma.

Da dove si comincia a parlare di qualcosa di così bello?

Come avevo già scritto, sono stata quasi una settimana nella città eterna ed è stato meraviglioso.

Partiamo dall’arrivo, il 7 giugno, quando ho scoperto che a Roma i kebabbari vendono anche il gelato. Cose mai viste a Milano. Tra le cose mai viste dai romani, invece, ci sono i semafori. La strada la attraversi a sentimento, poi come va va (un po’ come i miei esami, recentemente). Altro unico problema: i mezzi pubblici. Metro pienissime che non passano per quelli che sarebbero i luoghi più interessanti (per fare qualche esempio, Vaticano e Fontana di Trevi), con le fermate davvero distanti tra loro e mezzi di superficie che non si sa mai ogni quanto passano.

Arriviamo in hotel dopo quasi un’ora di peregrinazioni tra metro e autobus (anche colpa nostra che l’abbiamo scelto lontano dal centro) dopo un temporale e una giornata abbastanza faticosa e scopriamo che non possiamo buttarci in piscina a dimenticarci dei nostri mali perché la prenotazione non è stata accettata, nonostante i soldi siano stati scalati dalla carta di credito. Da qui il consiglio: chiamate sempre per avere conferma, che anche se arrivano mail e cose mai dire mai a quanto pare.

Ad ogni modo, risolto il piccolo inconveniente, andiamo a mangiare dalle parti del Colosseo. Uscire dalla metro (almeno lì ci arriva dai) e trovarselo davanti in tutta la sua imponenza senza persone davanti è stato meraviglioso.

 

Il concerto dei Nightwish merita un post a parte quindi dell’otto dirò solo che prima di andare a mettermi in fila per il Rock in Roma sono stata a fare una visitina al cimitero acattolico, dove si trovano tra le altre le tombe di Keats, Shelley (non Mary, ma Percy, il marito) e il figlio di Goethe.

Qui si trova anche il famoso (circa) Angelo del Dolore, ultima scultura di William Story, ovvero questo.

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Le parole non possono descrivere quello che si prova nel vederlo dal vivo. Esprime veramente il dolore e la rassegnazione dovuti alla perdita di qualcuno di caro, se mai deciderete di andare a Roma, perdete due minuti per andarlo a vedere, ne vale la pena.

 

 

Passiamo subito al 9, giornata dedicata alla visita di Vaticano e musei. Non ho parole (o immagini) che possano spiegare l’imponenza di San Pietro, sia fuori che dentro. Per quanto riguarda i Musei Vaticani mi limito a dire: Scuola di Atene e Cappella Sistina. Anche se sinceramente la seconda era troppo piena di gente per avere un qualche effetto su di me, ho preferito di gran lunga la prima.

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Dall’alto della mia ignoranza non ricordavo più che si trovasse a Roma e lo ammetto, ho rischiato di piangere nel ritrovarmela davanti. Semplicemente immensa.

 

 

Giorno seguente giretto rapido nella zona dei fori, visita all’Altare della Patria (mi sono innamorata) e poi di corsa in stazione per incontrare un amico di passaggio. Dopo di che, nel pomeriggio, visita ai classici come Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, Pantheon e Piazza Navona. Inoltre, siccome sono una ribelle dentro, non ho potuto fare a meno di fare un salto in Campo de’ Fiori a vedere la statua dedicata a Giordano Bruno. Tutto innegabilmente bello, peccato per la quantità di gente spiaggiata davanti alla Fontana che a momenti nemmeno la vedi.

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Ci sono tornata anche la sera, nella vana speranza di trovarla un po’ più vuota ma niente da fare purtroppo. Resta il fatto che è incantevole, più la si guarda più è bella.

 

 

Ultima giornata un po’ “sprecata” girando a caso a scoprire le bellezze infinite di questa città, passeggiatina nel Circo Massimo, lungo il Tevere, in Campidoglio. Ho visto il luogo dov’è stato bruciato il cadavere di Giulio Cesare e tante altre belle cose di cui ancora non mi capacito.

Come sempre sono arrivata al punto in cui non vedevo l’ora di tornare a casa, ma allo stesso tempo ho raggiunto la stazione di Termini con un bel po’ di tristezza.

 

 

In conclusion, direi che ne è valsa la pena. Vedere con i miei occhi i luoghi che hanno segnato la storia dell’Italia e a volte del mondo stesso, è stata un’esperienza unica, assolutamente da rifare prima o poi, magari con una macchina.

E grazie a Kri che ha reso possibile tutto questo, best regalo evah.

 

Concludo facendomi gli auguri da sola, perché mentre ero lì il blog ha ufficialmente compiuto un anno di vita (se mi ricordo scrivo qualcosa a riguardo quando finisco di fare le altre mille cose che devo fare prima di dimenticarmele).

 

 

Ps. Ho dimenticato di lanciare un appello. Mentre eravamo tranquillamente seduti sulla scalinata di San Pietro è comparsa alle nostre spalle una disperata donna, sui sessant’anni se non ricordo male, spagnola (o sudamericana), disperata. Cercava Carlos, il suo Carlos, misteriosamente scomparso. Per favore, aiutateci a ritrovare Carlos, condividendo questo articolo o scrivendo #dondeestaCarlos sui vostri profili. Grazie.

Carlos ti amiamo.