Sì ma non ho capito che ore sono lì – diario di viaggio parte 4.

Prima puntata: arriviamo a Las Vegas all’una di notte, troviamo un sacco di vecchi al check-in, rimaniamo delusi dallo Skywalk e soprattutto rimaniamo bloccati nel deserto.

Seconda puntata: la macchina riparte, visitiamo il Grand Canyon, vado in piscina alle sette di mattina, vediamo il punto dove Forrest Gump ha smesso di correre e arriviamo nella ridente cittadina di Page (Arizona).

Terza puntata: vediamo un Antelope Canyon, l’Horseshoe Bend, il parcheggio sopra il Lake Powell, facciamo una strada sterrata da soli in mezzo al niente, quasi investiamo dei cervi e poi facciamo il bagno in piscina.

 

Appena usciti dall’edificio dove si trova la piscina e saliti in macchina ci troviamo davanti uno spettacolo singolare: dei cervi che pascolano beati nell’aiuola del parcheggio, proprio davanti ai nostri fari. Neanche ci degnano di uno sguardo quando passiamo. Io, abituata ai cervi trentini che si fanno vedere pochissimo e solo per brevi istanti, ci rimango di sasso.

Venerdì 16 novembre, ore 6 e qualcosa, Bryce Canyon City. Sveglia prestissimo per andare a vedere l’alba nel Bryce Canyon. Ora, è uno dei posti più strani che io abbia mai visto e vi ho messo il link della pagina Wikipedia così potete andare a leggervi tutte le cose interessanti a riguardo. Mi ricorda un po’ le Piramidi di Segonzano, non troppo lontane da casa mia in Trentino. In pratica è un canyon che si è formato per colpa dell’erosione: l’acqua nel corso dei millenni ha scavato il canyon, lasciando solo delle bellissime torri di roccia rossa. Visto all’alba, col sole che sale proprio di fronte, ha dei colori meravigliosi. Vi lascio una foto qua sotto così ve ne rendete conto da soli.

Vorrei sottolineare che questa foto dell’alba nel Bryce Canyon è stata cortesemente offerta dal Coso in persona.

Ad ogni modo, non tutto va come previsto. La sera prima abbiamo ovviamente controllato a che ora sorgesse il sole, in modo da arrivare lì e godercelo. Qualcosa dev’essere andato storto, perché quando siamo arrivati era già sorto, anche se non da molto. Comunque è davvero uno spettacolo unico che vi consiglio, se vi capita di passare di lì.

Ci ritiriamo un attimo in hotel per una colazione mostruosa, come tutte quelle che abbiamo fatto nel nostro viaggio. Dopo di che io e il Coso raggiungiamo le stalle dell’hotel, sì, le stalle, per un fantastico giro a cavallo nei boschi intorno al canyon, con viste spettacolari. Sarà che a me i cavalli sono sempre piaciuti, ma è stata una delle cose più belle dell’intero viaggio. Guida simpaticissima, cavalli adorabili, panorama mozzafiato, che ve lo dico a fare che è finito tutto troppo presto?

Dopo l’ennesimo ritorno in hotel partiamo per la terza volta nel giro di qualche ora per raggiungere nuovamente il canyon. Fortuna che saranno cinque minuti di macchina dal nostro hotel. Stavolta scendiamo a piedi, ci avventuriamo giù, in un’atmosfera che sembra tirata fuori dal set di qualche film sui dinosauri. La terra, gli alberi, tutto ciò che ci circonda sembra venire da un altro mondo. Però è tutto bellissimo e rilassante, non c’è un momento in cui io mi senta in ansia (a differenza degli altri canyon visti). Se vi capita di prenotare un viaggio dalle parti del Bryce Canyon e non andate a vederlo siete da denunciare.

Un’ultima piccola curiosità, che ho scoperto con mia grande gioia. Il Canyon figura anche in un recente videogioco: Horizon Zero Dawn di cui chiaramente vi linko il trailer. Ambientato in un futuro distopico dove le macchine hanno preso il controllo della Terra e non esistono che poche tribù di esseri umani che sopravvivono come possono, per quanto io non lo abbia giocato molto mi è piaciuto tantissimo. Il concept potrebbe non essere dei più innovativi, eppure la storia è scritta magistralmente quindi io approvo. Il Bryce Canyon, di cui si stava parlando, funge da arena per uno scontro non da poco, verso la fine del gioco. Ovviamente non dico di più per paura di spoilerare, però è perfettamente riconoscibile e vedere in un gioco quello che avevo già visitato nella vita reale è stato carino. Se siete giocatori incalliti, un must.  Chiusa la parentesi gaming.

Dunque, finito il nostro giretto durato svariate ore che passano come niente, indovinate un po’? Già, torniamo in hotel per un ultimo giretto nel negozio di souvenir e rimaniamo lì più del previsto a causa di un piccolo problema tecnico. Tra l’altro, sulla via dell’ennesimo ritorno ci accorgiamo di un branco di cervi che se ne sta svaccato nell’erba al sole accanto alla strada. Queste bestie riusciranno a stupirmi ancora una volta prima che sia tutto finito.

È ormai tramontato il sole quando dopo il doveroso e salvavita stop da Subway ripartiamo alla volta della prossima destinazione: il Majestic View Lodge, a Springdale, Utah. Purtroppo è notte quando arriviamo nei pressi di una strada paurosa: una galleria attraversa tutta la montagna e sbuca proprio su un precipizio, che noi non vediamo. Arrivati in paese vengo stupita ancora una volta dai magnifici cervi muli americani: c’è una cerva che passeggia tranquilla e beata sul marciapiede. Una cerva che se ne va a spasso come una persona.

Sinceramente non ricordo nulla della serata, se non di aver praticamente iniziato a leggere un libro che mi ripromettevo di cominciare da un sacco di tempo: Il Nome del Vento. Io l’ho letto in inglese, sia il primo che il secondo (che invece è stato letto in riva alla piscina di Sharm El-Sheikh). Consigliatissimo, purtroppo non è mai stato pubblicato il libro finale però la storia è davvero bella e piena di dettagli. Tornando a noi, ce ne andiamo a dormire credo molto presto perché ormai a forza di vagare nei canyon siamo esausti.

 

Sabato 17 novembre, ore 9, Springdale, Utah. Rise and shine, no? La partenza è piuttosto difficile, ci rifugiamo in un bar carinissimo con le tazze a forma di animaletti per fare come al solito scorta di pancake e poi, molto pigramente ci avventuriamo alla scoperta dello Zion National Park. Che voi, ahimé, scoprirete nel prossimo (e ultimo, spero) post.

A presto!