Il conto alla rovescia è tornato a meno tre.

Non so che altro dire, se non che anche questa magistrale si avvicina finalmente al capolinea. Forse ci ho messo un po’ più di tempo rispetto a quello che avrei dovuto, ma anche quest’avventura sta per finire. Mi sembra ieri quando un po’ per gioco e un po’ per caso ho iniziato a scrivere su questo blog, che volevo rimanesse segreto però non troppo, che non so nemmeno io in fin dei conti cosa farmene. E così sembra ieri anche che davo i miei primi esami in università, spaventata come un pulcino da un ambiente che non immaginavo nemmeno potesse esistere al mondo.

Sembra ieri anche quando scrivevo questo post per dire che mi mancava l’ultimo esame per finire la triennale. Quel bellissimo ultimo esame di letteratura tedesca 3 che ha messo la ciliegina sulla torta. Non posso fare a meno di chiedermi se sarà così anche a febbraio o se invece saluterò la magistrale con l’amaro in bocca. Diciamo che non ho troppa fiducia nella materia, ma non è il caso di sbilanciarsi prima di aver iniziato a studiare.

 

Beh, che ne ho fatto di questi due anni? Ho frequentato un sacco di corsi strani, come un corso sulla pornografia negli anni Settanta e uno in cui ho imparato come si scrivono i videogiochi e come funziona WordPress, motivo per cui ora questo blog è un po’ migliore rispetto a com’era all’inizio (lo so che siamo su Altervista, tranquilli). Ho imparato come funziona il mercato editoriale in Italia, mi sono tanto scoraggiata, ma poi ho imparato anche un po’ di sana filosofia contemporanea e come si traduce dall’inglese. Ci sono decisamente stati corsi più utili di altri, alcuni sono stati terribilmente noiosi e altri ancora interessantissimi.

Sembra proprio ieri quando varcavo la soglia della mia primissima lezione in magistrale, senza amici e soprattutto senza sapere, povera stolta, che quell’esame non l’avrei nemmeno mai dato perché insulso e insegnato male fino all’inverosimile. Così come sembra essere passato pochissimo dalla prima telefonata col mio relatore e dal primo ricevimento in cui ho scoperto a quale meravigliosa tesi andavo incontro.

 

E adesso? Adesso con mia grande gioia rimangono tre esami. Ho stupidamente lasciato per ultimi quelli che mi ispiravano meno. Uno, che affronterò tra pochi giorni, è storia del mondo contemporaneo, ma mi sembra assolutamente troppo complicato per me. Poi ho teorie della letteratura, un percorso sul personaggio letterario che mi sembrava entusiasmante, ma ora non ne sono molto sicura. E per finire storia del libro, che dovrebbe essere il motivo per cui mi sono iscritta a questa facoltà, ma sono rimasta un po’ delusa da come alcuni argomenti sono stati affrontati. Finirò per darlo da non frequentante, cosa che considero una grande sconfitta. In ogni caso ci sentiremo tra qualche mese e saprete com’è andata.

 

E poi? Poi comincia il folle periodo di scrittura della tesi. Se penso che in triennale mi sono lasciata solo il mese di febbraio per farlo mi sento male. In questo caso avrò, spero, 3/4 mesi. Argomento? Stranger Things. O meglio, come io e i miei fantastici amici di game design abbiamo costruito un gioco ispirato alla serie Netflix. Sono ovviamente elettrizzata, non vedo l’ora di cominciare finalmente a scriverla e non dover più pensare agli esami per cui devo studiare. Insomma, non capita a tutti di avere la fortuna di scrivere un videogioco su una serie decente e poi di poterci addirittura fare la tesi.

E poi più poi? Ecco, non ne ho idea. Me lo chiedono ovviamente tutti, come da tradizione: cosa studi, a che punto sei, e poi? La verità è che poi non lo so. Se c’è una cosa che ho imparato dal periodo di lockdown e di cui sto avendo la conferma in questi mesi di secondo quasi-lockdown, è che Milano non è più la città di cui ero innamorata qualche anno fa. Ora come ora preferirei rimanermene tranquilla tra le mie montagne. So per certo che voglio organizzare una festa di laurea nel mio posto preferito al mondo, più in là non so spingermi.

Rimane il sogno di scrivere per vivere, ma con una laurea in editoria so finalmente quanto sia difficile campare di sola scrittura. Non mi dispiacerebbe continuare a creare videogiochi. Mi diverto tantissimo a pensare storie, di tutti i generi, ma con i videogiochi ho qualcosa in più. È bello immaginare i giocatori che devono interagire con quello che io ho scritto, esattamente come voglio io, emozionarsi per azioni che hanno compiuto loro stessi e non un personaggio stampato su un libro. Pensate che io sia sadica? Lo accetto, anzi vi do ragione. So comunque che entrambe le strade saranno molto difficili.

 

Per il momento temo mi tocchi concentrarmi su cose più immediate. Il conto alla rovescia è di nuovo a meno tre. Nei prossimi mesi dovrò fare in modo che torni a toccare lo zero. Una volta ottenuto questo risultato potrò cominciare a preoccuparmi del resto. Comunque farò di tutto per costringermi a tornare qui ad aggiornarvi su come vanno le cose. Se riesco ho addirittura in mente di fare uno di quei bellissimi post con i propositi per il nuovo anno, proprio come ai vecchi tempi. Non ve lo prometto con troppo entusiasmo perché ho paura poi di non farlo. Che sarebbe esattamente il tipo di comportamento classico, non sono cambiata di una virgola in tutto questo tempo. Spero non vi dispiaccia.

 

Sempre per mantenere la tradizione ho rimesso i fiocchi di neve che cadono ovunque sul blog. E come sfondo una foto, stranamente fatta da me e non dal nonno. Quella che si vede appena è la Presanella, la montagna più alta del Trentino. Non che ve ne freghi qualcosa. Questo tra l’altro mi ricorda che avevo in mente di scrivere qualche post sulle bellissime gite estive che mi sono fatta proprio col caro nonno. Non prometto niente, ribadisco.

Nella foto sotto invece, che pensavo essere venuta molto meglio prima che Altervista distruggesse la qualità, la vista da casa e il cielo azzurrissimo dopo una bella nevicata qualche giorno fa. Ci sentiamo presto.