Sì ma non ho capito che ore sono lì – diario di viaggio parte 1.

(Diario di viaggio diviso in più parti.)

“Sì ma non ho capito che ore sono con il fuso” – frase tipo che nelle ultime due settimane mi è stata ripetuta mezzo miliardo di volte.

Vi ricordate che avevo fatto tutta la mia bella lista di posti che volevo visitare ma che temevo di non poter vedere perché mi ero già rassegnata alla mia misera vacanzina di una settimana al mare? Anche se avrei tanto voluto fare un viaggio di laurea della madonna? Ecco, se non ve lo ricordate, ricordatevelo.

Nel tale articolo cito anche una certa voglia di vedere New York perché i voli costano poco, poi aggiungo che in realtà il mio sogno americano sarebbe quello di andarmene in giro in camper per tutto il continente e che quindi non voglio farmi spoiler. Beh, signori. Al mondo ci sono persone che fanno tutto il cammino di Santiago un pezzettino alla volta, un’estate dopo l’altra, così io questo novembre ho iniziato il mio cammino negli Stati Uniti fingendo di accontentarmi a mia volta di un piccolo scorcio.

 

Perché?

Dovete sapere che il mercoledì in questo orribile posto chiamato Milano e più precisamente nel mio quartiere, c’è il mercato. E al mercato, io e il Coso prendiamo sempre il pollo arrosto da mangiare insieme, a volte a casa mia, a volte a casa sua con i suoi. Così, un bel mercoledì di settembre, forse addirittura prima che io facessi il test d’ingresso per l’università (devo aggiornare troppe cose, ne sono consapevole), mi dice che ha trovato un tour dei canyon che costa pochissimo. Io mi rifiuto.

Inizia così l’avventura perché poi nel giro di qualche ora mi hanno convinta ad andarci e io ho deciso che poteva essere un degno viaggio di laurea.

 

Dove?

Partenza da Las Vegas. Si passa per: Grand Canyon, Monument Valley, Bryce Canyon e Zion National Park. La prima reazione è stata “ma sono solo sassi”. Poi ho ragionato che di canyon e cose strane ne abbiamo anche in Trentino, non c’è bisogno di andare dall’altra parte del mondo. Alla fine ho deciso che comunque, quei posti desolati e lontani, prima o poi nella vita dovevo pur vederli, anche se il mio sogno americano era quello di visitare tutto in una volta.

 

Resoconto dettagliato del viaggio, giorno per giorno, ora per ora (più o meno). 

Domenica 11 novembre, partenza da Milano Malpensa alle ore 12. Mia nonna è a casa da tutta la mattina che guarda i telegiornali per vedere se ci sono stati incidenti aerei e io devo ancora decollare. Sono emozionatissima, perché dopo tanti anni sto per salire di nuovo su un volo Air Canada. Ho anche paura, una paura fottuta dell’aereo. E, più importante, non so cosa aspettarmi da un volo che durerà ben 9 ore, perché mi sembrano proprio tante, mai viste così tante ore di aereo tutte insieme. Sto letteralmente per volare dall’altra parte del mondo.
Primo consiglio: se dovete andare negli States assicuratevi di aver fatto l’ESTA. Se dovete andarci transitando dal Canada, assicuratevi di aver fatto anche l’ETA.

Domenica 11 novembre, ore 14 circa. Siamo da qualche parte in volo e ci portano il pranzo che è una cosa terribile. Comunque non chiudo occhio per tutto il viaggio perché so che sto per arrivare in Canada, anche solo per cambiare aereo, e sono un po’ emozionata. Dopo il viaggio del 2010 ne sono rimasta innamorata e ho sempre avuto la voglia di tornare a riabbracciare la famiglia che mi ha ospitata. Cosa non fattibile, con 3 ore di tempo per salire sul prossimo volo.

Domenica 11 novembre, ore 17 di Toronto. Atterriamo. Guardo fuori dalla finestra e vedo la città in lontananza. Piango e strepito che non voglio assolutamente proseguire e che Coso e suo padre possono benissimo andare avanti da soli, che io me ne resto lì. A vita. Piano piano torno in me, comincia a girarmi la testa per la stanchezza, alla fine ci infiliamo sul volo per Las Vegas e collassiamo in mezzo a una folla di canadesi felici e pimpanti. Li amo comunque, li amo sempre.

Domenica 11 novembre, ore 22 di Las Vegas. In Italia ormai sono già le 7 di mattina del giorno dopo. In aeroporto fila tutto liscio, ci sono i bagagli e troviamo subito la navetta per andare a prendere la macchina a noleggio. Tutto bellissimo, tranne che ora che arriviamo al Luxor Hotel è mezzanotte e al check-in c’è una coda paurosa costituita da vecchi. Cosa ci fanno dei vecchi a Las Vegas all’una di notte?

 

Lunedì 12 novembre, ore 9 del mattino a Las Vegas. Risveglio parzialmente traumatico, letto super comodo. Colazione con pancakes troppo grandi per essere veri, un quintale di panna e qualche fragola. E il caffè americano, quanto mi era mancato il caffè americano. Dovete sapere che io appartengo a quella parte di italiani strani ma alla fine normali, che non ha nulla contro il caffè americano. Riconosco che il nostro espresso è tutto un altro mondo, che è buono, intenso, adorabilmente italiano, ma amo anche quello che si beve in America, che molti definiscono acqua sporca. Per dirla in pochissime parole: mi viene da piangere.

Dopo la paradisiaca colazione lasciamo l’hotel e partiamo in macchina alla volta del Grand Canyon. Come ho già scritto sopra, io in realtà avevo detto che un deserto pieno di sabbia e sassi non mi attirava granché. Mezz’ora di macchina in direzione sud-est rispetto a Las Vegas e mi sto rimangiando le mie parole. Esclamo “wow” e “ommioddio” e ancora “wow” in media cinque volte al minuto e non sto scherzando. La vastità di quello che mi circonda mi impressiona: lo dicono tutti che l’America è enorme, eppure finché non ci arrivi e non ci sguazzi di persona non riesci a comprenderlo.

Lunedì 12 novembre, ore 15, da qualche parte sul Grand Canyon. Non come mi aspettavo. Decisamente no. Il paesaggio è bellissimo, abbiamo guidato per ore e ore nel deserto dell’Arizona incontrando solo buche per le lettere e cactus. Però arrivati alla parte più a ovest del canyon (per l’appunto, il west rim), quella dove si trova il famosissimo Skywalk, troviamo ad attenderci decine di elicotteri pronti a decollare carichi di turisti che fanno un rumore porco e un conto di quasi 200 dollari se vogliamo provare lo Skywalk di persona in tre. Al che diciamo no grazie e ce ne torniamo da dove siamo venuti.

Secondo consiglio: se volete vedere il Grand Canyon non perdete tempo con lo Skywalk. Arrivate a Flagstaff, Arizona, e salite verso Grand Canyon Village. Da lì potete percorrere tutto il South Rim verso est, un tragitto che prende ore intere e ha delle viste panoramiche mozzafiato.

Terzo consiglio: per scendere nel Grand Canyon occorrono permessi speciali (almeno in alcuni punti), attrezzatura adeguata, e soprattutto tantissimo tempo. Se come noi state facendo un tour con gli hotel già prenotati, mi dispiace ma non fa per voi.

Quarto consiglio: a novembre fa freddo. Non sembra ma vi troverete a un’altitudine piuttosto elevata per i nostri standard italiani: copritevi.

Lunedì 12 novembre, ore 18, Kingman (Arizona). Pur sapendo che il sole sta per tramontare e che ci mancano ancora ore e ore di macchina per arrivare in hotel, decidiamo di fermarci ad ammirare il deserto e un cerchio fatto di pietre. Tutto bellissimo ed entusiasmante, soprattutto i cessi pubblici che sono un buco scavato nella terra con quattro mura costruite intorno. A parte questo, quando risaliamo in macchina scopriamo con piacere che non riusciamo più a togliere il freno a mano. Siamo bloccati.

 

Per lasciare un po’ di suspense: to be continued.

 

In foto: il cerchio di pietre che ci è quasi costato la vita.

nel deserto a Kingman