Cambiamenti.

 

Come preannunciato ho cambiato casa e non ho più internet.

Al momento sono le 21.04 del primo ottobre 2015, sono da sola nella casa nuova mentre aspetto che la mia nuova coinquilina finalmente torni dopo il suo primo giorno di lavoro, ma non so quando tutto questo verrà pubblicato, se verrà pubblicato.

 

Posso dire che è stato parecchio strano, lasciare i ricordi di un anno per sempre.

Chiudersi la porta e basta, andare via. Anche se sono uscita dall’ascensore praticamente correndo perché non volevo più saperne niente di quel condominio, ho l’impressione che starò molto meglio in quello dove sono adesso, anche se fa un pochino freddo.

Ho abbandonato un anno ma so che mi aspettano tante altre cose nuove in questa casa, che comunque è bellissima e molto più accogliente dell’altra. E finalmente ho una coinquilina vera, degna di questo nome, e non una persona che nemmeno mi saluta la mattina prima di uscire.

 

La depressione di fondo c’è, perché non ho molto da fare ora come ora, anche se a quanto mi risulta tra non molto si esce e finalmente non dovrò preoccuparmi dell’orario visto che adesso tutti noi della compagnia viviamo abbastanza vicini. Tutto sommato posso dire di sentirmi abbastanza a casa.

 

Dal momento che questo per ora purtroppo è solo un misero aggiornamento sulla mia vita destinato a non essere nemmeno pubblicato probabilmente, posso mettermi tranquillamente a parlare del fatto che ieri sera ho addirittura visto la mia squadra di calcio preferita vincere 2 a 0 in casa. Era la prima volta che andavo allo stadio e non saprei nemmeno descrivere l’emozione che si prova. Anche se temo sia un argomento abbastanza noioso, quindi lascio perdere da subito il discorso.

 

Parlando di cose da fare e che mi piacerebbe fare, ora come ora vorrei davvero mettermi davanti al pc e scrivere chilometri di cose, anche se ovviamente non succederà e poi ho troppa fame per pensare a cose decenti.

Poi mi piacerebbe frequentare le lezioni quest’anno, anche se so che tra due settimane comincerò già a fregarmene in tutta tranquillità, andando soltanto a quelle più o meno obbligatorie e facendo finta di non sapere nemmeno dell’esistenza di quelle che cominciano la mattina alle otto. Insomma, so che è uno di quei milioni di buoni propositi che poi vanno a finire molto male.

Altro proposito sarebbe quello di andare a correre la mattina, ogni tanto, dato che vivo vicino al parco più grande di Milano adesso. Eppure già so benissimo che questa piccola promessa tra me e me finirà esattamente come quella che mi ero fatta prima di andare al mare. Neanche sfiorato minimamente il pensiero di alzarsi alle sei per faticare. Ma sono consapevole che mi farebbe davvero bene iniziare a muovermi un po’ di più.

 

In poche parole, come sempre quando un cambiamento arriva nella mia vita, la voglia di vivere è improvvisamente tanta, vorrei fare, dire, fare e ancora fare. Poi però non faccio e la voglia piano piano se ne va com’è arrivata, e io alla fine torno alla mia non vita.

Forse stavolta con un bel cambiamento come questo riuscirò a tirarci fuori qualcosa di buono, per lo meno ci spero.

 

Senza che io me ne accorgessi questa pagina è diventata un po’ come le pagine del mio diario, quel famoso diario che praticamente nessuno ha mai avuto l’estrema gioia di aprire e che spero nessuno apra mai. Scrivere così qui, parlando di me come se a qualcuno davvero interessasse non mi entusiasma troppo, appunto perché di solito lo faccio in altre circostanze e su carta.

Ma forse questo cambiamento riuscirà a farmi aprire un po’ di più nei confronti del mondo in generale, magari finalmente riuscirò a smettere di vergognarmi delle cose che scrivo, magari un giorno riuscirò ad accettare che anche persone che non conosco troppo bene leggano quello che scrivo. Per ora è una cosa abbastanza improbabile.

 

Morale della favola, volevo parlare un po’ di cambiamenti, appunto.

Che questo non è il più grande e difficile che ho affrontato, ricordiamocelo. Io ho deciso dal nulla di andarmene da casa mia, dal mio paesino con 250 anime (le chiamo sempre anime dopo che L. mi ha fatto notare che lo faccio spesso) per andare a vivere in una città immensa e grigia come Milano, che nonostante tutto adoro.

Ho accettato di perdere praticamente tutte le amicizie che avevo, i legami più stretti, ho accettato di perdermi le giornate di neve e soltanto neve, o le sere fresche di luglio che Milano se le sogna proprio, per buttarmi in un’avventura del tutto nuova, sola e senza un minimo di esperienza, perché avevo bisogno di crescere.

Avevo bisogno di trovare la vera me, di trovare persone che potessero apprezzarmi per come sono, di lasciar perdere tutte le finzioni che mi ero costruita addosso per sembrare normale, visto che essere una persona che vuole essere diversa non è mai il massimo in un paesino di 250 anime dove tutti conoscono tutti fin troppo bene.

Ho scelto di cambiare la mia bella aria pulita con lo schifo di Milano ma va bene così in fondo, perché non devo più vedere le stesse facce che odiavo, respirare lo stesso disprezzo e la stessa voglia di apparire perfetti che tutti avevano, mentre qui ho finalmente trovato altre persone oltre a me che se ne fregano di tutto, basta essere chi siamo veramente.

Il cambiamento è stato difficile, non nego di avere pianto all’inizio e di piangere ogni volta che dopo aver passato un po’ di tempo a casa devo tornare a Milano, ma è un cambiamento che mi ha fatto davvero bene, rendendomi ai miei occhi una persona migliore, facendomi finalmente sentire apprezzata e in pace con me stessa.

 

I cambiamenti, tutti, forse fanno un po’ paura, questo è vero.

Rischi di ripensarci mille volte mentre prepari le valigie e devi decidere cosa portare e cosa no, mentre sfogli ricordi che diventeranno sempre più lontani, mentre saluti le persone a cui tieni che chissà quando le rivedrai.

Però se riesci a uscire davvero dalla porta con le valigie pronte al seguito è tutto bellissimo. L’importante è andare.

 

E con questo concludo, con la speranza di riuscire a pubblicare abbastanza presto.

Insomniac, 21.31, sempre più annoiata perché E. è ancora dispersa.