L’ultima volta che ho scritto un post non inerente a un viaggio ho detto che Paolo Fox pensava che questo fosse il mio anno. Che sembrava tutto bello e buono. Di cose ne sono successe tantissime, ma solo nella mia vita personale. Per esempio la mia ultima laurea, come avrete letto nel titolo. Ultima. Laurea. Il resto del mondo però sembra più o meno ancora bloccato e la “vita di prima” sembra ancora un miraggio.
C’eravamo lasciati quando io ancora mi illudevo di avere “un paio di settimane di relax” prima di iniziare a scrivere la tesi. Invece poi è successo che a metà marzo tutti i miei piani sono stati sconvolti da una sessione straordinaria. Certo, si trattava di anticipare la laurea di un mese e qualche giorno, ma vi lascio immaginare il panico che si è scatenato quando ho letto la mail. Farcela a laurearmi in sessione straordinaria significava non finire fuori corso.
Così, nonostante io mi fossi promessa di pubblicare almeno un post al mese, a marzo si è incasinato tutto. Ho dovuto concentrarmi solo sulla tesi, perché avevo solo due mesi prima di doverla consegnare e avevo a malapena iniziato a spulciare i libri che volevo mettere in bibliografia. E non lasciatevi fregare da quei cinque articoli sul viaggio in America: per mia fortuna li avevo già scritti prima del tracollo. Stavo iniziando a scrivere, riuscivo ad andare a correre e a fare attività fisica regolarmente, iniziavo a stare veramente bene. E invece no.
Così, nient’altro da fare se non rimboccarsi le maniche. E piangere un pochino. Non ci credevo nemmeno io, ma ce l’ho fatta. Ho scritto la tesi in due mesi scarsi. E non una roba orribile come quella della triennale, ma un lavorone di cui vado estremamente fiera. Un mostriciattolo di centocinquanta pagine. E se non ricordo male l’ho pure consegnata con qualche giorno di anticipo.
Non contenti di aver mandato all’aria tutti i miei piani di farcela con calma (in tre mesi, sì), quelli di Unimi mi hanno dato il colpo di grazia ad aprile, mandandomi un’altra mail dove dicevano che per nuovo decreto del Rettore e blablabla, tutte le lauree magistrali da giugno in poi si sarebbero svolte in presenza. Quindi io, che pensavo con una certa tranquillità di laurearmi a luglio, fuori corso, con calma, con i pantaloni del pigiama davanti a un computer nella cucina di casa mia, mi sono ritrovata a laurearmi a giugno, in corso, in presenza. Nella mia sede preferita. Con il mio relatore e la mia correlatrice lì. Con tutti gli amici.
Il 15 giugno è stata una giornata magica, talmente bella che ancora adesso non riesco a credere di averlo fatto davvero. Sono passati mesi, ma io ancora penso di dovermi rimettere a studiare per la sessione di settembre, di dovermi muovere a fare il calendario delle lezioni e cose così. Invece ho finito per davvero e soprattutto per sempre. Colgo l’occasione per ribadirlo anche qua, che mai più metterò piede in un’aula universitaria. Credo che mi mancherà studiare, leggere un sacco di libri, ma non ne voglio più saperlo di doverlo fare tutti i giorni della mia vita, per tutto il giorno.
Cosa mi è costata questa laurea? Sicuramente meno della precedente. La triennale mi è sembrata un vero e proprio inferno, con gli esami da dare tutti in ordine, lingua e letteratura 1 prima di lingua e letteratura 2, un sistema pensato apposta per creare fuori corso probabilmente. E poi, non so nemmeno come, mi ero ridotta a dare 13 esami in un anno solo, una pazzia se ci penso adesso. In termini di sanità mentale stavolta è andata tanto meglio, anche perché ho finalmente imparato a dare gli esami senza farmi mangiare viva dall’ansia, almeno fino a un certo punto. Il covid non ha aiutato, perché fare gli esami da casa è stato per me faticosissimo, ma se non altro ho imparato a dormire tranquillamente la notte prima di un esame e anzi, ho dormito quasi decentemente anche la notte prima della laurea.
Nonostante il bello, però, questa laurea mi lascia con una gastrite che mi si è appiccicata e non se ne vuole più andare. Sono ormai tre mesi che mi tiene compagnia e anche se non mi fa soffrire fisicamente mi tormenta non lasciandomi andare in montagna. La pena per averci provato è stato un giretto in elicottero e poi in pronto soccorso. Ovviamente quando è successo non avevo idea di avere la gastrite, altrimenti non sarei nemmeno partita per fare un sentiero come quello che stavo facendo. Invece mi sono trovata nel mezzo del niente, a star male, e l’unica soluzione possibile mi è sembrata quella di chiamare aiuto. Per poi essere bucata in lungo e in largo una volta in ospedale, finendo per sentirmi dire che per fortuna era solo gastrite.
Dal momento che tanto non potevo fare niente, ho subito iniziato a lavorare, un piacevole e rilassante lavoro manuale che mi lascia la mente libera e relativamente riposata. Però non ho avuto il tempo e la voglia di mettermi qua a scrivere per mesi, perché tornavo sempre a casa troppo stanca per pensare a cose futili come questa. Adesso ho quasi finito e le giornate cominciano a essere più rilassate, quindi eccomi di nuovo qua, semplicemente per dirvi che alla fine ce l’ho fatta, mi sono laureata di nuovo. E giuro, davvero è l’ultima.
Magari nei prossimi giorni trovo il tempo di scrivere qualcosa di meglio, che questo mi pare un aggiornamento buttato lì un po’ così. Però non prometto niente, lo sappiamo tutti come andrà a finire.
Vi lascio con una foto scattata al lago. Posto bellissimo, cibo buonissimo. Peccato per la già citata gastrite. E con questa canzone, che viene da una serie/musical/cartone di Netflix che si chiama Centaurworld ed è molto carina, anche se nessuno ne parla.
Ps. Ho appena notato che nella mia fretta di scrivere la tesi e nella mia ansia per la laurea non ho nemmeno cambiato il tema del blog per l’estate e anzi, non ho nemmeno tolto i fiocchi di neve che cadono. Spiace per quelli che sono passati di qua a Ferragosto.