Nona pagina, cose serie.

 

Dopo tanta assenza e qualche settimana di meritata vacanza,  sono finalmente tornata, più pensierosa che mai.

Parto con le solite premesse, ovvero i banali aggiornamenti sulla mia vita di tutti i giorni, le cose normali.

Sono tornata a casa da praticamente una settimana, il che significa che ho di nuovo il mio amato wifi (che dopo qualche capriccio sembra aver deciso di collaborare). E ho già finito di leggere il Maestro e Margherita, constatando che merita veramente tanto. Sempre più convinta di dedicare dello spazio alle recensioni ma dopo un’attenta analisi ho già deciso quando, come e dove farlo, don’t worry.

Ultima piccola precisazione, oggi primo agosto piove e c’è la nebbia che sembra novembre. Sono quelle piccole cose che non sopporto.

 

Veniamo ora alle cose serie, da cui il titolo di oggi.

Oggi, primo agosto, è una giornata particolare da undici anni. Undici anni fa, questo stesso giorno, quattro ragazzi di diciotto anni morivano bruciati vivi nella loro auto mentre tornavano a casa.

Quest’anno, una settimana fa, una ragazza di ventun’anni è morta a poche centinaia di metri da casa, sulla via del ritorno.
E, ciliegina sulla torta, altri due ragazzi sono morti mentre erano in moto, investiti da un camper. Un incidente strano ma brutto, come gli altri del resto.
Morti, morti, morti.

 

A questo punto forse si capirà anche che cos’è la cosa seria di cui vorrei parlare oggi, più per il bene della mia sanità mentale che altro. E mi dispiace andare a parlare di morte, quando preferisco decisamente raccontare cose stupide che possono divertire qualcuno.

 

Dunque, la domanda che mi sorge spontanea quando succedono cose di questo tipo (soprattutto se succedono tutte assieme) è: che senso ha tutto questo? Che senso ha che io abbia dei sogni, che lavori per il mio futuro, che senso ha perfino starlo a scrivere qui, se tanto domani mattina uscendo di casa potrei morire cadendo dalle scale? (A parte che mi sveglio sempre a mezzogiorno quindi non corro il rischio).

Che senso ha vivere la nostra vita illudendoci almeno ora che siamo giovani, di essere immortali, se poi tanto basta niente a spazzarci via? Proprio noi, che immortali potremmo esserlo davvero.

Perché è dovuto succedere a quei quattro ragazzi, che avevano la vita piena di sogni, di aspettative?

Perché è dovuto succedere ad una normalissima ragazza di ventun’anni che amava la vita ed era per tutti fonte di gioia, che aveva sempre il sorriso sulle labbra?

Perché è dovuto succedere a degli amici che si stavano soltanto godendo la loro vacanza?

 

A volte mi viene spontaneo anche pensare che il destino sia un gran bastardo. Perché se non di destino, di cosa si tratta? Quell’unica volta che magari quella ragazza non ha allacciato la cintura in tutta la sua vita, quella cintura l’avrebbe salvata. Che senso ha? Sinceramente, mi sembra tanto una presa per il culo.

E mi fa salire la rabbia pensare che una vita possa essere spezzata così, da un banalissimo scherzo del destino o di qualche stronzo che da lassù si diverte a giocare con noi un po’ come se fosse in The Sims. Talmente tanta rabbia da farmi scrivere frasi sconclusionate.

 

Sto passando le mie notti così, insonne a pensare, senza riuscire a buttare giù una mezza parola che abbia un senso per spiegare quello che provo. Per lo più terrorizzata, perché finché non ti succede nulla intorno puoi benissimo illuderti di essere forte ed invincibile, ma poi succedono cose del genere, crolla tutto e basta, non resta nessuna convinzione.

Ecco, forse è la convinzione che mi manca, adesso, mentre scrivo tutto questo cercando di non pensare al futuro, cercando di convincermi che non sarà sempre tutto male a questo mondo, cercando di sperare o di provare almeno a credere che ci sia un secondo fine, un mezzo motivo se le persone un attimo prima ci sono e poi puff, spariscono per sempre.

E quella di sparire per sempre, che mi piaccia ammetterlo oppure no, è una delle mie più grandi paure.

 

Mi terrorizza da quando sono in quarta elementare, ormai ho imparato a conviverci, ma le notti come quelle che sto passando mi ritrovo da sola nel mio letto a pensare a quando succederà, come succederà e soprattutto a cosa ci sarà poi.

Passo le notti a preoccuparmi perché anche tutte le persone a cui tengo un giorno non ci saranno e questo probabilmente mi spaventa ancora di più della consapevolezza che io non ci sarò.

Fa male sapere che la vita è così, proprio come una piuma, pronta a volare via al minimo soffio di vento. Fa male sapere che non possiamo fare niente per trattenerla un pochino quella piuma, che comunque vada lei volerà via e basta, resteremo a mani vuote.

 

Non so cosa fare, cosa dire, come consolarmi.

Terrorizzata dalla morte e dalla vita che c’è prima chiudo qui, felice di aver buttato fuori almeno un po’.

Stavolta sarebbe gradito davvero tanto qualche commento consolatorio, tanto lo so che qualcuno ogni tanto passa a leggere e potete farlo tranquillamente in anonimo, commentando come pincopallino. Mi fareste un grande favore.

 

Ci risentiamo a breve, con argomenti, spero, più allegri.

Buonanotte anime.