Il tempo di scrivere un post.

Nel senso che è arrivato il tempo di scrivere un nuovo post ma non ho tempo di scriverlo. Quindi mi concedo un massimo di 22 minuti per buttare giù qualcosa prima di rimettermi a studiare.

Ciao persone con cui non mi faccio viva da mesi, come vi va la vita?

 

Lo so che siete qui per sapere come va la mia, dunque ora ve lo spiegherò.

Prima cosa che mi sento di dire: non ho ancora un cane. Sono tornata a casa per Pasqua, ovviamente, e per la prima volta il mio piccoletto non c’era. Inutile dire che tutti sono sconvolti quanto me, io personalmente continuavo a cercarlo fuori dalla finestra ma lui non c’era. In teoria se tutto va bene quest’estate troveremo un nuovo cuccioletto, perché padre è fissato con i pastori tedeschi, ma forse ve l’avevo già detto.

Parlando di amicizie invece, ho scoperto che K., anche se non lo sentivo da una vita, ha sempre avuto una sveglia sul cellulare per ricordarsi di passare a guardare il blog ogni domenica sera e non posso che ringraziarlo immensamente per questo.
Inoltre ho anche rivisto L. e C. e sono bellissime e le adoro esattamente come anni fa. Mi siete mancate da morire topastre.

La mia carriera universitaria sta lentamente scivolando verso la laurea. Ho passato tutti gli esami di cui mi è dato sapere (due di quelli che ho fatto questa sessione erano scritti e i risultati non sono ancora usciti) e anche se sono preoccupata sono convinta di poter passare anche i prossimi tre. Dopo di che ne rimarranno pochi, maledettamente pochi.

 

So che dovrei prendermi un post a parte per parlare di come sta andando il mio sogno da scrittrice, ma tanto sono qua e ho ancora un quarto d’ora da sprecare, quindi perché no?
Come forse vi avevo detto, a febbraio sono stata qualche giorno in Trentino con Serena, che è la zia adottiva migliore che qualcuno possa volere, oltre che una scrittrice che adoro. E’ sempre piena di idee, mi ha motivata tantissimo, quindi ho scritto un racconto per la seconda raccolta di Buck. Mentre la prima era dedicata a cani e lupi, questa sarebbe stata incentrata sui gatti.

Parliamone: a me prima di stare con il Coso i gatti nemmeno piacevano, però potevo farlo uno sforzo no? Così è nato “Oltre il ponte” (e meno male che c’è Serena che trova i titoli altrimenti dovrei chiederli ai miei amici perché io non ho fantasia), un racconto di cui non vi voglio spoilerare nulla se non che è tratto da una storia vera, purtroppo.

Fatto sta che sto avendo tantissime soddisfazioni.

Persone come Daniele o Nadia che mi dicono che hanno apprezzato il mio racconto, per esempio. Essere una scrittrice in erba (nel senso che io solitamente nell’erba mi ci rotolo) e sentire persone che sono grandi e che hanno scritto LIBRI dire che il tuo racconto è bello è stato fantastico. AH, il 6 luglio sul blog di Nadia esce un’intervista alla sottoscritta che poi sarebbe la mia prima intervista in assoluto.

Serena, che mi chiama e mi dice “Senti, di te mi fido, facciamo come dici tu.”. Anche qui, persona grande che mi dà fiducia = un sacco di autostima. Come ho già detto sopra, questa donna è fenomenale, non so dove abbia trovato la forza ma ha fatto delle cose fantastiche per il gruppo degli autori di Buck, meglio conosciuto come branco. Oltre al fatto che è come una madre della scrittura, che mi ha aiutata tanto a crescere in questo quasi anno di progetto, come tanti altri del gruppo. Grazie a loro sto imparando un sacco di cose a riguardo del mondo di cui voglio far parte anche io.

Poi l’altro ieri è successa LA cosa. Senza crederci troppo a fine maggio abbiamo mandato una mail all’organizzatrice di Book City (e se non sapete cos’è Book City dovete proprio andarvi a documentare) per proporre un evento su Buck: presentazione dei tre libri (sì, sta per arrivarne un altro) e lettura di alcuni racconti (forse sta per arrivare anche un audiolibro). Due giorni fa è arrivata la mail di risposta: “inseriamo in programma”. Noi. A Book City.
Io, che due edizioni fa mi aggiravo per la città con occhi ammiranti e un mucchio di libri autografati in braccio. Io che forse proprio lì ho capito che quello era quello che volevo fare nella vita e che potevo farlo, che forse prima o poi potevo farcela. Adesso, a distanza di soli due anni, vado allo stesso evento con il nome di autrice addosso. IO.
Non mi sembra vero, eppure ho ricontrollato la mail sette volte e dice proprio così, “Inseriamo in programma”. Un inequivocabile: va bene, ci siete anche voi, venite pure. Ho urlato, pianto e quasi fatto un bagno nel lago, che non era esattamente caldo.

 

Quando mi passa l’incredulità per tutto quello che sta succedendo magari parliamo un po’ meglio di questi gattacci, intanto vi lascio il link di acquisto su Amazon, se volete curiosare. E compratelo, perché insomma, gatti, gatti e ancora gatti. Gatti.

Ho finito il tempo a mia disposizione, quindi ora scappo e vi lascio con questa bellissima foto del suddetto lago in cui mi stavo per buttare, solo che questa l’ho scattata a marzo. E’ il lago di Como, niente di particolarmente lontano da Milano purtroppo.