Bookcity 2017: la mia avventura più grande.

Ebbene sì. Ve ne avevo parlato e alla fine è successo davvero. Hanno letto un mio racconto a Bookcity.

Andiamo in ordine. Vi ricordate Buck e il Terremoto? Ovviamente sì, il bellissimo progetto a cui ho partecipato l’anno scorso. Abbiamo creato tre antologie di racconti e tutto il ricavato va alla Croce Rossa per aiutare i comuni colpiti dal sisma dell’agosto 2016. Dopo varie presentazioni in giro per l’Italia, siamo riusciti ad ottenerne una a Bookcity. Si tratta di più di 1000 eventi in giro per tutta Milano, quest’anno da giovedì 16 a domenica 19 novembre.

Penso sia già abbastanza raro che un progetto indipendente venga accolto all’interno di una rappresentazione così grande. Come se non bastasse, però, ci hanno dato un posto alla Biblioteca d’Arte del Castello Sforzesco sabato 18 alle 18.00.

 

La mia giornata inizia abbastanza presto. Tiro giù dal letto Elisa, la mia illustratrice preferita (in mancanza di sito vi lascio il suo account Instagram) e mentre prepariamo colazione controllo i messaggi. Ce n’è uno di quel maledetto di Edoardo (in questo caso è d’obbligo linkarvi il suo canale Youtube), che dovevo andare a prendere in stazione alle undici ma che mi dice di aver perso il treno e che non potrà venire perché non trova posto sulle altre frecce. Io non so se credergli o no, mentre spero che sia uno scherzo cerco di trovare un modo per farlo presenziare. Proprio quando sto per rinunciare e tornarmene felicemente a letto, per sua fortuna mi scrive che non è vero e che è in arrivo.

Corriamo quindi a prenderlo e lo portiamo a fare una passeggiatina a Milano, città che a quanto pare lui detesta, da bravo romano de Roma. Sono comunque riuscita a trovare qualche piccolo scorcio suggestivo che non gli è dispiaciuto. Senza contare che l’ho portato a pranzo in un posticino che non nomino per non fare pubblicità, ma gli è piaciuto molto. Tiè, infame.

Proprio mentre siamo seduti a mangiare, ricapitoliamo cosa dobbiamo fare nel pomeriggio: andare a recuperare Paolo, accompagnarlo a lasciare le sue cose in albergo e poi andare all’evento. Perché non andare ad accoglierlo con dei cartelli stupidi?

Per concludere, prima di parlare dell’evento, mentre siamo in metro che andiamo al Castello ecco che arriva la chiamata di Serena (la nostra capobranco), disperata ed agitatissima perché è in coda e ha paura di non arrivare in tempo. Due ore prima dell’inizio dell’evento. In realtà giusto ieri ho presentato io per la prima volta e devo ammettere che aveva tutte le ragioni di essere nel panico.

 

Arrivati davanti alla Biblioteca troviamo ad aspettarci altri lupacchiotti. Giuseppina, una dei nuovi arrivati della terza raccolta, che come Edoardo ha preso il treno da Roma per presenziare. Elisa Elena, che come Edoardo ci ha aiutati a creare un magnifico audiolibro. Sonia, che a soli dieci anni già ha un suo racconto pubblicato, con i suoi genitori e Roberto, il papà della nostra mascotte Balù. Sandra Buttafava, che alla fine mi ha regalato una castagna così non mi viene il raffreddore. Sandra Faé, che sul suo blog ha scritto un bellissimo resoconto della giornata. E soprattutto la donna che mi incoraggia sempre, colei che mi spinge a dare il meglio di me quando sono giù, vincitrice del Premio Mary Poppins 2016 e, oserei dire, la mamma del branco: Nadia Banaudi. Pensate che ci ha addirittura portato dei muffin al cioccolato per ingannare l’attesa.

Il tempo passa velocissimo ed è già ora di entrare. Sono venute a trovarmi e sostenermi Barbara (andate assolutamente a vedere le immagini meravigliose che posta) e la mia sorellina Marevi, che ha un blog su cui scrive troppo poco.

Della presentazione che dirvi? E’ stata bellissima. Serena emozionatissima che parlava di questo progetto e di queste persone che ogni giorno danno un minuto del loro tempo per aiutare gli altri ha coinvolto tutti. Sandra Faè ha strappato lacrime a destra e a manca con la sua storia personale, confermandomi quanto io sia legata a casa mia, anche se ci torno poco. Elisa ed Edoardo sono stati bravissimi a leggere i racconti, tra cui il mio, “In una gelida notte” che compare nella prima delle tre antologie.

Non riesco a realizzare nemmeno ora, a distanza di settimane, che un mio racconto, scritto da ME, è stato letto a Bookcity. Che due o tre anni fa giravo tra gli eventi guardando gli autori con gli occhi a cuoricino, chiedendomi se mai ci sarei stata anche io lì, ed è successo. Se pensate che ci ho messo quasi un mese a trovarmi il tempo di ripensarci e scrivere qualcosa a riguardo, forse potete capire quanto sia stata surreale la cosa, all’inizio.

E’ andato tutto benissimo, solo che è finito troppo presto. Nonostante il nostro spostamento in un locale per cenare tutti insieme, gli scherzi, le risate, i discorsi seri e gli abbraccioni, doveva durare di più. Purtroppo però è stata una giornata difficilissima, piena di emozioni troppo belle. Alla fine siamo rimasti in cinque: io, le due Elise, Paolo e Giuseppina, a leggere un vecchio racconto pieno di disagio scritto proprio da Paolino Papaverino. Alla fine è venuto il momento di salutare tutti e mettersi a letto. Ammetto, senza problemi, davanti al mondo intero, di essere scoppiata a piangere perché “sono andati via tutti”. E ancora oggi, dopo quasi un mese, mi mancano tutti tantissimo. Non sapete che darei per riabbracciare Nadia ogni giorno della vita.

 

Per concludere, voglio cercare di trasmettervi qualcosa che ho imparato dal branco. Non importa dove questo progetto ci porterà tutti, noi abbiamo trovato una sorta di seconda casa, un gruppo affiatato in grado di darsi amore incondizionato a distanza e anche da vicino. L’amore non crolla è il titolo della nostra terza raccolta, appena uscita, ma anche il nostro motto. Finché ci sarà un pochino di amore, questo mondo avrà una scintilla di speranza.

Se dovessi tornare indietro al primo post che ho scritto su Buck, alla domanda “Who do you love?” sicuramente risponderei: il mio branco.

 

Vi lascio con l’unica foto di gruppo che abbiamo scattato, scusateci ma eravamo troppo presi da tutte le emozioni per perdere tempo con inutili selfie. Certe memorie restano solo nel cuore ed è giusto così. Io sono la prima da sinistra, piacere di conoscervi.

 

(Ah, vi piace la nuova atmosfera natalizia?)